Note storiche sulla parrocchia di s.paolo in san rocco
pubblicato il: 01/06/1965
da: La semente

NOTE STORICHE SULLA PARROCCHIA DI S. PAOLO IN SAN ROCCO

Sull’ultimo numero del Bollettino sono apparsi i documenti ufficiali dell’erezione canonica della nuova parrocchia, cioè il suo atto di nascita avvenuto con la separazione di una parte del territorio della Pieve di Palazzolo, dalla chiesa “madre”, la primogenita parrocchia di S. Maria Assunta.

Il territorio della nuova Parrocchia, che si estende dal lato sud della Via Brescia al lato est della Via Pontoglio, abbraccia un’estensione di territorio anticamente “fuori della terra” di Palazzolo, fuori della cinta fortificate, entro la quale era il vero e proprio centro abitato.

Tuttavia, la conformazione del terreno, la denominazione delle case e delle cascine ci aiuta a formulare delle ipotesi sull’insediamento umano in questa zona.

Comincerò dall’esame di alcuni toponimi interessanti come: “gardale”, “gavazzino”, “gazi” e “Boscolevato”.

Mi pare necessario accennare ad un fatto molto importante a quei grandi e lenti fenomeni geologici che hanno dato forma alla nostra terra, cominciando dall’inalveamento del fiume Oglio.

Alla fine dell’era quaternaria l’Oglio scorreva come una vasta fiumana con un letto largo e poco profondo. Durante le piene stagionali l’acqua giungeva all’altezza della via “Gavazzolo” (sulla sponda destra), antica strada d’argine per Palosco, e ai primi dislivelli in località “Costa” (sulla sponda sinistra) dove oggi scorre il canale Fusia. Nei periodi di magra, le acque si ritiravano scorrendo in piccoli corsi (come è il Serio anche attualmente) lasciando sull’asciutto dei vasti ghiaioni , che erano come delle isole in mezzo all’Oglio. Quando comparvero i primi abitati, questa doveva essere la fisionomia del territorio.

Sicuramente la denominazione della Via Gavazzolo e della Via Gavazzino, sulle sponde opposte, hanno il chiaro significato attribuito dai reto-ladini alle strade sopra la forra, sopra le acque (2500 a.C.).

Queste vie dovettero costituire anche le prime strade di transito parallele al fiume, che nelle stagioni di magra era guadabile, ma durante le piene doveva essere un ostacolo insormontabile e impossibile da superare. Era perciò necessario scendere verso la pianura, con greggi e armenti per cercare sponde e fondali più adatte per attraversarlo a guado.

Il nome “gardale” (dal reto-ladino warda che significa località nell’acqua, in mezzo all’acqua) ci suggerisce l’idea del primo insediamento umano su un isolotto ghiaioso difeso da ogni lato dalle acque e quindi propizio per una palafitta, al sicuro da animali e da nemici diversi.

Possiamo pensare, azzardando una conclusione, che i primi uomini che transitarono per la nostra terra diedero il nome delle vie Gavazzolo e Gavazzino, che alle cascine, sorte più tardi, vennero assegnati gli stessi nomi e che i primi insediamenti della zone si estesero alla attuale via “Gardale”.

Il letto del fiume si andò restringendo a poco a poco e consentì il sorgere del primo nucleo abitato di Palazzolo in epoca ancora ignota (romana, o preromana, o addirittura etrusca).

Tutt’intorno, sulle due sponde, si estende lentamente una vegetazione che, in un lungo periodo, formò una fitta bodcaglia , popolata da molti animali di specie ormai scomparse.

Basti osservare che fino al secolo XVI nella zona tra l’Oglio e Chiari, cresceva una fitta boscaglia, dove già i duchi longobardi si dedicavano alle cacce come più tardi fecero i signorotti abitanti nei vari castelli della zona. La storia ci ricorda una famosa battuta di caccia offerta dalla città di Brescia al duca di Ferrara nel in queste terre.

Il nome “gazi” ci confermò ciò, poiché “gazo” era chiamato il parco dei principi goti e longobardi. Il Muratori nota che “gazo regis” significava selva riservata al re, e che da questo termine venne a qualche luogo il nome di “gazo”.

Il significato poi di “boscolevato” è chiarissimo, la cascina sorse quando benne levato, tagliato, il bosco circostante.

La Semente,1 giugno 1965