Nel 1911 l'antico palazzo comunale passa alla banca
pubblicato il: 01/09/2009
da: La voce di palazzolo
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Antico Palazzo comunale

 

In questi giorni stanno terminando le opere di ripristino delle decorazioni delle facciate del Municipio, come erano in origine, cioè nel 1912.

Proprio nel dicembre di quell'anno si riuniva per la prima volta il Consiglio Comunale nella nuova sede di via XX Settembre.

Bisogna sapere che il contratto d'affitto dei locali comunali alla Banca Mutua Popolare Agricola, veniva a scadere l'11 novembre 1911 e l'affittuale era stato invitato fin dal 30 ottobre a lasciare libere le stanze occupate e a trovare una nuova sistemazione.

Era in vendita in quel tempo il fabbricato di proprietà Guzzi in via XX Settembre, già adibito a setificio. Lozio G.Battista veniva incaricato di sondare il terreno per l'acquisto. Il consiglio della Banca offriva la somma di 33.000 lire. Da parte sua il Comune avrebbe acquistato la proprietà Guzzi per 41.000 e la Banca avrebbe concesso un mutuo di lire 25.000 al 5% per 15 anni. Di pari passo era predisposto lo studio per l'adattamento del fabbricato Guzzi, con opere da eseguire in tre lotti. Nella delibera comunale di vendita solo Gio.Battista Vezzoli si era astenuto per motivi di carattere storico. Dentro il nuovo Municipio si ricava la sala consigliare, quella del giudice conciliatore, la sede della Cassa di Risparmio, l'ufficio postale, telegrafico e telefonico, spendendo 10.000 lire in più del previsto.

Passano quindici anni e il 6 febbraio sul Popolo di Brescia, sotto il titolo "La scoperta di un monumento che non esiste più a Palazzolo", si racconta: "La storia recentissima capitata a Palazzolo dove quel comune ha venduto nel 1911 la sua sede diventata assolutamente inservibile. Tale sede acquistata dalla Banca Mutua Popolare Agricola fu completamente trasformata, come oggi appare, dopo 16 anni dall'acquisto. Le cose stavano a questo punto quando il 13 novembre dell'anno scorso é arrivata al Municipio di Palazzolo una raccomandata in cui si diceva che la soprintendenza di Milano aveva inviato un proprio architetto che aveva accertato che il Comune non avrebbe potuto procedere alla vendita del palazzo comunale senza l'autorizzazione del Ministero dell'istruzione. Perciò erano applicabili nei riguardi dell'amministrazione la denuncia all'autorità giudiziaria, dichiarata nulla, l'alienazione e l'obbligo della riduzione in pristino dell'edificio. Si attende che il comune dichiari senza indugio che è pronto ad adottare i provvedimenti richiesti, cioè che dopo 16 anni debba ritornare nel suo palazzo e cacciare via la Banca".

Il giornale, non senza una punta di ironia, aggiunge che: "Lasciamo andare il fatto che a Milano hanno ritenuto Palazzolo dipendente dalla Prefettura di Bergamo a cui è stata spedita copia della raccomandata".

Due giorni dopo il giornale torna sull'argomento e: "Sanno tutto ciò a Milano? E allora vanno a scoprire la povera casa comunale di Palazzolo che non c'è più e minacciano la galera".

Non so come sia finita questa questione. Qualche santo avrà provveduto ad aggiustare la cosa.

Se nel 1965 la Banca non avesse eseguito opere di rifacimento non si sarebbero scoperte le vere antichità del Palazzo Comunale.

La Voce di Palazzolo, 11 giugno 2010