Gli arcipreti della parrocchia da don fenaroli a bettinelli (2)
pubblicato il: 09/07/1966
da: La voce di palazzolo

Gli arcipreti della parrocchia da don Fenaroli a Bettinelli (2)

14-Agostino Fenaroli (di Palazzolo) (1658-1701).

Dopo due Arcipreti forestieri seguì di nuovo un palazzolese, nominato il 20 marzo 1658. Il suo parrocchiano durò 43 anni e durante questo arco di tempo il Vescovo di Brescia, mons. Bartolomeo Gradenigo, compì la Visita Pastorale alla nostra Parrocchia. (11-2-1684).

Il vecchio difetto della insubordinazione dei Canonici dell’Arciprete aveva preso di nuovo forma poiché lo stesso Vescovo Gradenigo, il 16 novembre 1685, a seguito di doglianze dell’Arciprete, minacciava i due Canonici Don Paolo Ondei e Don Galeazzo Vitali della sospensione a divinis se avessero osato celebrare matrimoni, esequie funebri, battesimi ed allontanarsi dalla loro residenza senza licenza dello stesso Arciprete al quale dovevano obbedire in tutte le cose concernenti la cura d’anime.L’Arciprete Fenaroli morì nel novembre 1701.

15-Paolo Urgnani (di Palazzolo) (1702-1726).

Nato in Palazzolo il 17 novembre 1660 da Antonio Urgnani e da Madonna Laura sua moglie fu battezzato il giorno 20 dal canonico Francesco Persevallo. Divenuto dottore in Sacra Teologia, l’8 aprile 1692 veniva nominato Canonico della nostra chiesa e, dopo dieci anni, promosso Arciprete l’8 giugno 1702. Occupò la sede parrocchiale per 25 anni molto lodevolmente, come si può a fatica leggere nelle poche righe di necrologio scritte nel Registro dei Morti sotto la data del 23 marzo 1726, giorno successivo alla sua morte.

16-Giovanni Suardo (di Brescia) (1726-1755).

Si legge nel Libro dei Morti sotto la data del 4 giugno 1755: “Il nob. sig. Don Gio. Suardo, Arciprete d’anni 72, munito dei Sacramenti Confessione, Comunione ed Estrema Unzione, dopo lunga sofferenza d’idrope asmatico, è morto coll’assistenza de’ religiosi, e fatte oggi sera l’esequie, è sepolto in chiesa parrocchiale, subito entro la porta maggiore con Decreto Episcopale, e permesso della spett. Comunità. Ha assistito alla fonzione de’ Funerali il rev. Sig. Don Benedetto Galignani, eletto da Mons.Vicario Generale Soncini per essere insorta questione tra il Parroco di Pontoglio e Palosco”.

Questo Arciprete ebbe un parrocchiano denso di avvertimenti importanti per la nostra terra. Era stato nominato il 6 agosto 1726 e il 14 settembre 1737 il Cardinale Querini, Vescovo di Brescia, visitava la nostra terra. Inoltre in quegli anni si andava perfezionando il progetto della costruzione della costruzione della nuova parrocchiale la cui prima pietra era collocata il 18 aprile 1751 proprio dall’arciprete Suardo. L’anno seguente Palazzolo invocò dal Santo Crocefisso la grazia straordinaria della pioggia con una processione solenne illustrata da un libretto che si pensa steso da don Galignani.

Il Rosa riporda l’iscrizione sepolcrale incisa sulla lapide che chiudeva il sepolcro dell’Arciprete Suardo e che suonava così: D.O.M. / Ioanni Suardo Nob. Brixiensi / Palatioli Archipresbitero / Vicario Foraneo / de novo erecto templo in primis merito / qui moriens coelo animam gregi lacrimas / omnibus sui desiderium reliquit / Obiit anno MDCCLV die III mensis Junii / aetatis annorum LXXII / Christiane lector siste quaeso et ora.

17-Angelo Muzio (di Palazzolo) (1756-1788).

Dopo la morte dell’Arciprete Suardo, il 19 giugno 1755, Don Angelo Muzio, sacerdote della nostra parrocchia, era nominato Vicario ed Economo spirituale.

Sei mesi dopo, il 15 gennaio 1756, diventava Arciprete, incarico che tenne per 33 anni fino alla sua morte avvenuta il 27 gennaio 1788.

Scrive il Pezzoni nella sua Cronaca sotto la data del 29 gennaio 1788: “Questa sera è stato portato in chiesa per esservi sepolto, il defunto Arciprete don Angelo Muzio, morto ieri; fu vestito con ricca cotta e stola d’oro. Vi erano al corteo quarantacinque preti e trecento uomini d’ambe le Confraternite, poi l’Autorità Comunale e la Quadra di Mura. Vi erano d’intorno al catafalco dodici torce ardenti; la chiesa riccamente addobbata a lutto, gli altari tutti ornati d’argento con grande quantità di cera ardente”.

Sotto la stessa data, nel Libro dei Morti, il canonico Don Foglia, ha steso un lungo elogio funebre che si può riassumere così: “Don Angelo Muzio resse questa chiesa per 33 anni occupando la carica come un ottimo pastore, si mostrò innanzitutto esemplare per la eccezionale pietà, pazienza, umiltà e per le altre virtù. Non si stancò mai di promuovere la gloria di Dio; ebbe cura che si costruisse la parrocchiale nuova, compiuta che fu la arricchì di sacre suppellettili; provvide a sue spese ai sedili del coro, all’ornamento della pala maggiore, al trono per la esposizione del SS. Sacramento; in parrocchia non si conobbero mai uguale bellezza del tempio, rispetto all’uso nei riti sacri, devozione pel culto divino, insieme alla magnificenza, la frequenza dei sacramenti e delle predicazioni. Egli fu assiduo nell’amministrare le confessioni, non risparmiò fatiche per estirpare i vizi, nessun rischio lo fermò nel trovare rimedio agli scandali. Fu tanto largo verso ogni genere di povertà da dividere fra i poveri tutti i suoi proventi della chiesa”. Si trovò impegnato nel condurre a termine la costruzione della nuova parrocchiale, che venne consacrata dal vescovo Nani nel 1872. Durante il suo parrocchiato divampò la ormai famosa lite per i banchi conclusasi la sera del 6 febbraio 1779 con l’arresto di varie persone. Ebbe inoltre a sostenere un’ultima vertenza con i canonici per il loro desiderio di comparrocchialità con l’arciprete. Lite che si trascinò per tre anni e che si concluse con una Sentenza dell’ecc.mo Consiglio dei 40. Egli benché ottuagenario si recò do persona a Venezia per seguire il dibattimento. Il 27 agosto 1784 era vinta e all’arciprete. l’amarezza per così lunga vertenza coi suoi canonici fu addolcita dalla gioia di aver salvato ancora una volta le prerogative che dal 1390 sono riservate all’arciprete.

18-Cristoforo Chiodi di Lovere (1788-1820)

Dopo solo quattro mesi dalla morte dell’arciprete Muzio, il 26 maggio veniva nominato il rev. don Giuseppe Chiodi. Egli si trovò a governare una parrocchia che risentiva delle recenti divisioni dei sacerdoti, delle insofferenze delle classi meno abbienti verso la ormai stanca nobiltà; le idee della Rivoluzione stavano pian piano penetrando anche negli strati meno permeabili della popolazione e con quelle si insinuavano i germi di una nuova concezione della vita e della religione. Episodi anche se non clamorosi non mancarono anche da noi, nel trapasso dall’antica dipendenza dalla Repubblica Veneta a quella della Repubblica Bresciana, poi della Cisalpina. Repentini cambiamenti di governo lasciarono un segno anche nell’organizzazione religiosa della nostra terra. Vennero spazzate via le antiche Confraternite, le chiese spogliate, i benefici e i lasciti caricati di pesanti tassazioni. Scrive il Pezzoni “Oggi (18 maggio 1794) dal canonico don Giovanni Foglia é stato posto indosso al nostro arciprete il rocchetto di seta violacea con Breve ottenuto dal Papa Pio IV, ora pur esso pubblicato”, Egli inoltre aveva attivamente lavorato per la progettata costruzione della Torre del Popolo che non vide compiuta. Nel 1805 fu testimonia dell’ondata quasi fanatica di devozione per la Madonna di San Pietro, che pareva cambiasse colore e nel 1810 benedisse il Camposanto, nel quale fu il primo sacerdote ad essere seppellito.

Il 10 settembre 1819 ricevette la Visita Pastorale del vescovo Gabrio Maria Nava e pochi mesi dopo, il 7 gennaio 1820 terminava la sua fatica terrena. Dal necrologio del Libro dei Morti tolgo queste altre notizie: “Egli fu eccellente nelle discipline Filosofiche e Teologiche, assunse la responsabilità parrocchiale di Palazzolo a 30 anni d’età e tenne per 32 anni la cura delle anime della nostra parrocchia. Dotato dal cielo di grande forza di animo, fu sempre prudente, si mostrò umile e paziente e finché poté, attese con sollecitudine, nonostante i tempi difficili, ad addolcire con la carità e l’amore i dissidi e gli odi della parrocchia. Né le difficoltà, né astutissimi colpi dei suoi nemici valsero a violare la costanza di questo uomo. Valente nel parlare, acuto e profondo nella sacra eloquenza seminò nel popolo i precetti della giustizia e rese accessibile al gregge la sempre viva dottrina della Chiesa cattolica. Sobrio nel vitto, era modesto nel vestito; largo nell’elargire era indifferente al ricevere.

Compiuti i 62 anni fu assalito dal male nella notte della domenica dell’Ascensione e per 20 mesi sostenne con molta pazienza i disagi della malattia. Morì il 7 gennaio alle ore due dopo mezzogiorno. La popolazione rimasta senza pastore lo pianse sinceramente. Il giorno 8 fu trasportato in chiesa e il giorno 9, dopo l’orazione funebre tenuta dal Canonico don Francesco Brescianini, fu trasportato verso mezzogiorno, al Campo Santo, primo dei sacerdoti ad essere ivi sepolto.

19-Pietro Pirlo di Ono-Degno (1820-1838).

Il 28 febbraio 1820 si aveva la nomina del nuovo arciprete che faceva il suo ingresso il 13 maggio 1820. Egli tenne la parrocchia per 18 anni, fino cioè al 1838, anno in cui rinunciò per essere stato promosso Canonico della Cattedrale di Brescia e poi Cancelliere Vescovile.

Intorno a questo arciprete non mi è stato possibile raccogliere altre notizie dai registri della parrocchia.

20-Andrea Derada di Berlingo (1839-1852).

Figlio di Giovan Battista Derada e di Margherita Metelli, don Andrea fu nominato arciprete il 14 giugno 1839, a 31 anni di età.Egli tenne per 14 anni la cura d’anime; il 19 febbraio 1852, a 48 anni, improvvisamente morì per paralisi cardiaca. Quando la notizia della morte si diffuse in paese, nessuno riusciva a credere che un uomo come l’arciprete che sembrava l’immagine della salute avesse dovuto soccombere improvvisamente. Era un uomo energico, dalla parola facile, di animo intrepido, buono e generoso. I suoi funerali avvennero con grande concorso di popolo e il suo ricordo era destinato a non essere facilmente cancellato.

21-Giuseppe Bettinelli di Pontoglio (1852-1873).

Il 9 agosto 1834 don Bettinelli veniva nominato canonico della nostra parrocchia, e contava allora 29 anni essendo nato nel 1805. Collaboratore dei due arcipreti suoi predecessori, divenne Egli stesso arciprete il 23 aprile 1852. Dopo la terribile epidemia di colera dell’anno 1855, egli raccolse le fanciulle rimaste orfane di genitori e fondò così l’Orfanotrofio Femminile (1856).

Per i suoi meriti aveva ricevuto il mantelletto violaceo ed il rocchetto con Breve Papale. A 68 anni, il 21 aprile 1873 moriva di tifo. Venne sepolto a sinistra della Cappella centrale del campo santo accanto a sua madre. Sulla sua tomba figurava questa epigrafe: “Pace e amore a don Giuseppe Bettinelli arciprete che resse con sapiente destrezza – per 22 anni in difficili tempi – il suo popolo – edificandolo con soda eloquenza – mansueto contegno e cuore benefico – Palazzolo riconoscente lo ricorderà sempre – Moriva il 21 aprile 1873 – d’anni 68”.

La voce di Palazzolo, 9 luglio 1966

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