Gli avvenimenti del 1798 (2)
pubblicato il: 19/06/1962
da: La voce di palazzolo

seconda puntata

Gli avvenimenti del 1798

 

Il 1798 segna il dispiegarsi completo del nuovo ordine dominato dall'influenza francese, che trasferisce sulla nostra terra ordinamenti e metodi ormai sperimentati sul suolo della vicina Repubblica Francese. Le nostre popolazioni, come presto vedremo, dissanguate, derubate, oppresse in ogni modo e, quello che é più grave, nei loro

sentimenti religiosi, attenderanno una liberazione che non si farà aspettare molto e che nella primavera del 1799 giungerà con le armate austro-russe, che saranno un nuovo flagello peggiore del primo.

Il nostro territorio non aveva ancora un assetto definitivo nella Repubblica Cisalpina in cui era incorporato. Solo a seguito della legge 19 messidoro, ed alle decisioni prese dal Consiglio riunito 1'11 messidoro, anno VI repubblicano (leggi 8 luglio 1798) entra a far parte di uno dei 14 Circondari del Dipartimento del Mella, e precisamente del Dipartimento delle "sete" contrassegnato col n.9 insieme al Comune di Chiari, in cui ha sede il Giudice di Pace. A Palazzolo c'era un Giudice provvisorio che comincerà a funzionare alla fine di luglio di quell'anno.

Finiti i passaggi di truppe straniere, cominciano quelli delle truppe Cisalpine, composte da Italiani, obbligati per la prima volta al servizio militare con una legge che se fu molto impopolare, alla lunga ebbe il merito di addestrare la nostra gioventù all'uso delle armi, negletto per tanti secoli.

Il Pezzoni nota al 9 maggio l'arrivo di quattrocento soldati cisalpini che furono alloggiati nella Vecchia Parrocchiale. Il giorno seguente partivano per la Valle Camonica per unirsi all'esercito francese.

L'8 giugno veniva richiesto il numero delle nostre campane ed il 12 con un altro pressante invito si chiedeva di trasmettere al Commissario del Dipartimento del Mella le carte, i libri, i documenti ed i bilanci appartenenti alle soppresse confraternite, discipline e benefici semplici del nostro Comune.

Il 15 veniva inviato a Palazzolo da parte del Regolatore delle Finanze indirette il cittadino Luigi Riotti, perché provvedesse a fare l'inventario del sale, dei mobili esistenti in detto "fondaco del sale", di proprietà nazionale, per passarlo tutto a carico della Regolatoria Dipartimentale delle Finanze.

Il 25 giugno veniva celebrata la festa civile per commemorare la giornata del 26 pratile (8 giugno) "in cui il cittadino Trouvé, a nome della Repubblica Francese, aveva stretto colla Repubblica Cisalpina i desiati nodi di leale amicizia ed alleanza".

Alle ore 10 del mattino si radunava la Guardia Nazionale per procedere in corteo alla volta dell'albero della libertà, piantato in piazza, intorno al quale avrebbero fatto seguito "evoluzioni militari" e ritorno in Municipio.

Le nostre strade erano popolate da malviventi per cui lo stesso 25 giugno, continuando gli assalti ai cittadini inermi da parte di ladri, si invitava ad usare la Guardia Nazionale per cogliere tali persone e per liberare i cittadini da tale paura e per rendere sicurezza e quiete a tutti.

Al nostro Comune era stato inviato un istruttore militare nella persona del cittadino Poli, che aveva preparato i soldati della Guardia Nazionale che reclamava la sua paga, che il Comune, in ristrettezze finanziarie, derivanti dalle calamità dei tempi, non pagava che a stento.

PETIZIONE DEI GIOCATORI DEL PALLONE

In mezzo a tutte le preoccupazioni dei tempi troviamo anche nove concittadini nostri che trovavano modo di inviare la petizione che segue per una ventilata soppressione del gioco del pallone che fin d'allora si faceva nelle fosse del castello.

“In nome della Repubblica Cisalpina Una ed Indivisibile

Al Commissario del Potere esecutivo nel Dipartimento del Mella.

Palazzolo,9 messidoro - Anno VI (27 giugno 1798)

Per solo spirito di emulazione e per mal'animo alcuni giovani intendono di stornare il dilettevole gioco del pallone sempre solito farsi nelle fosse del Castello in questo Municipio, preparandosi essi anticipatamente in detto luogo con il gioco della palla.

Pare che in vigore dei "diritti d'uguaglianza" abbia ad essere del primo occupante il su annunciato comunale posto, ma confusione renderebbe l'uguaglianza se non ammettesse in qualunque rapporto nessunissima ragionevole prelazione. Il gioco però del pallone gli é quello spettacolo ch'occupa la gioventù in un robusto esercizio e trattiene a diletto gli astanti. In oltre in tutto questo Municipio non evvi nessun altro luogo pari del suindicato atto al suddetto gioco, quando per il gioco della palla ve ne sono

parecchi e più adatti, come la Piazza Grande, la contrada Zamara, ove in avanti hanno

sempre giocato, così come per le sopraindicate ragioni il gioco del pallone ha avuta una non mai interrotta preminenza sulla suddetta adattatissima unica situazione.

Noi però lontanissimi dal suscitare pubblica controversia, "sudditi fedeli alla legge" poniamo a Voi Cittadino Commissario le nostre supplichevoli istanze e credute sufficienti ragioni, acciò abbiate a ponderarle con la vostra autorevole definizione,

abbiate a sopire la malamente fatta insorgere questione.

Noi non ci scosteremo mai dal vostro giudicato.

Cittadini: Giacomo Signorelli - Bonafino Conti - Giovanni Gorini - Camillo Libretti

- Giuseppe Omboni - Giovanni Duranti - Giovanni Persevalli - Giacomo Persevalli

-Paolo Galignani.

In relazione a questa petizione il 10 messidoro successivo, il Commissario del Potere Esecutivo scriveva alla Municipalità di Palazzolo: "Vi rimetto l'accluso ricorso dei giocatori del pallone onde stabiliate quelle discipline che crederete opportune onde non abbiano a succedere sconcerti con quegli altri che si divertono alla palla, concliando possibilmente li giovani stessi onde tra di loro passi una reciproca armonia".

PROVVEDIMENTO CONTRO IL CULTO

 

Il 10 messidoro un ordine del governo stabiliva che per sollevare i Comuni dagli oneri pesanti del mantenimento delle truppe, questi erano obbligati alla somministrazione solo degli edifici necessari per il casermaggio e che per la requisizione dei viveri, delle biade per i cavalli era necessario un ordine scritto del governo.

Il giorno seguente altro ordine che veniva a proibire tutte le questue privando così i Parroci e le Parrocchie della fonte maggiore delle entrate necessarie al mantenimento del clero e della Chiesa. Tale documento diceva così: "Il Direttorio esecutivo, fermo nella massima già stabilita ad onta di molte petizioni avanzategli da vari punti

della Repubblica, per avere permesso di fare la questua nelle prossime raccolte, ha deciso che le questue, di qualunque sorte esse siano, qualunque sia il pretesto con cui i ricorrenti tentino di ricoprirlo, vengono indistintamente proibite, eccettuate quelle, che si fanno nei recinti delle Ëhiese. Io Giuseppe Salvi, mi faccio premura di comunicarvi questa superiore determinazione, invitando il vostro zelo a farla eseguire".

Il 20 messidoro si doveva solennizzare la memoria della fondazione della Federazione giurata in Milano l'anno 5° repubblicano delle popolazioni ora componenti la Repubblica Cisalpina ed in tale occasione venivano distribite due doti di lire cento a povere zitelle.

Si chiedevano i nomi ai comuni e poi se ne estraevano a sorte 12 per tutto il nostro dipartimento. Nella estrazione che ne era seguta nessuna delle zitelle palazzolesi venne estratta per ricevere il premio, dovendo rimanere oltreché zitelle, anche sfortunate.

Le disposizioni date il 1° messidoro per la proibizione del culto esterno giungono

a Palazzolo con una lettera dell'8 Messidoro che riportiamo per intero e che ci aiuterà a capire la "tecnica" sempre attuale, che si usava allora per combattere la religione in nome della libertà di culto.

In nome della Repubblica Cisalpina - Una ed indivisibile - Giuseppe Salvi

Ispettore della Polizia generale presso il Dipartimento del Mella

Brescia, 8 Messidoro anno VI repubblicano

Alla Municipalità di Palazzolo,

Avete già ricevuto, Cittadini, la Determinazione del Direttorio Esecutivo 1° messidoro riguardante la inibizione del culto esterno, l'eseguimento della quale resta appoggiato al Ministro della Polizia generale. Da esso ho avute delle istruzioni analoghe, e mi faccio premura di comunicarle interessando il vostro amor patrio, la vostra energia e la vostra fermezza Repubblicana a far sì, che tale determinazione abbia il pieno effetto.

Le cerimonie religiose esercitate fuori dalle chiese sono state la causa in molti luoghi di sconcerti e di seri inconvenienti, poiché essendo vietato alle Autorità costituite, ed alla forza armata di assistervi formalmente, si sono esposti i Ministri e gli stessi culti alla derisione, ed al disprezzo di quelli ai quali non si può impedire di pensarne diversamente, e ne nacquero degli incontri compromettenti la pubblica tranquillità.

La libertà delle opinioni religiose é garantita a ciascuno dalla Costituzione, e l'esercizio del culto nell'interno delle Chiese é protetto dalla Legge, ma la necessità di conservare la quiete e la sicurezza degli individui, e l'urgenza di togliere qualunque pretesto ai nemici dell'ordine pubblico di turbare i pacifici Cittadini nel libero esercizio del Culto da loro scelto, ha determinato il Direttorio esecutivo, a cui é affidato il mantenimento della Costituzione, a vietare qualsiasi esteriorità.

Da ciò Voi comprenderete facilmente, Cittadini, che le Processioni di qualunque natura, la pompa e la pubblicità del Viatico ai moribondi, l'accompagnamento ecclesiastico dei Defunti, il suono straordinario delle campane per l'allegrezza delle festività, ed il lutto dei funerali, devono scomparire agli occhi del pubblico. Ogni atto dei

culti di tutte le religioni tollerate dalla Costituzione può essere esercitato se non

nell'interno di quei siti che sono addetti alle pacifiche adunanze religiose. E nessun altro Ministro del Culto deve farsi vedere in pubblico in esercizio di sue funzioni.

Perché tale saggia determinazione letteralmente osservata nei luoghi tutti del Vostro Municipio, Vi invito a chiamare i Parroci, i Curati, e tutti i Ministri di qualunque culto costì esistente e nell'atto di farne loro sentire l'ordine preciso per la sua inalterabile esecuzione, persuadeteli sulla necessità di tali misure, ed animarli a

dissipare dalla opinione del Popolo le male impressioni che i nemici del governo tentassero fomentare, dipingendo queste provvide discipline come un attentato alla libertà dei Culti, la quale essendo espressamente garantita dalla Costituzione, assicura tutti del libero esercizio del Culto, che professano.

Rimarcate agli stessi Ministri, che il miglior decoro del Culto rispettivo e la personale responsabilità cui potrebbero essi soggiacere all'emergenza di qualche disordine, devono convincerli vieppiù della utilità di questa disposizione; e ricordate loro nel medesimo tempo, di siccome il Governo fa molto caso di quei buoni Ecclesiastici, che onorano il loro Ministero ispirando al Popolo l'amor delle Leggi, ed il rispetto degli ordini ed inviti dei suoi Magistrati, così non perde di vista quegli altri, che se ne rendono indegni tenendo condotta affatto opposta; e che nel caso presente, oltre al disposto dell'art. 355 della Costituzione contro i Ministri del Culto, che non si uniformino alle Leggi, ed agli ordini del Governo, potrebbero anco essere esposti al sospetto di suscitatori del Popolo, e come tali, assoggettati a più severe procedure.

A maggior cauzione della comunicata da Voi fatto ai Parroci, Curati e Ministri di Culto, e perché nessuno possa fingere ignoranza, Vi invito a ritrarre da loro la propria sottoscrizione in un foglio indicante soltanto che furono ad essi significate le intenzioni del Governo in rapporto al culto esterno a senso della determinazione del

Direttivo esecutivo, il qual foglio poi me lo trasmetterete per averlo sott'occhio in

qualunque momento.

Vi invito a riscontrarmi dettagliatamente dell'operato in relazione a questo foglio, e di riferirmi in seguito, senza veruna eccezione, tutti i contravventori, facendovi presente, che la piena esecuzione di quest'ordine incombe a Voi, ed a me, sotto la vostra più stretta responsabilità.

Salute e fratellanza.

Firmato: Salvi.

Di fronte a queste proibizioni che non si potevano che rivolgere all'unico Culto esistente in paese, che era quello della Chiesa cattolica, i Palazzolesi, radicati nelle tradizionali manifestazioni del culto esterno, manifestarono la loro contrarietà aperta per cui il 13 messidoro, il Commissario del Potere esecutivo presso l'Amministrazione centrale del Dipartimento del Mella scriveva alla Municipalità di Palazzolo:

"Mi fa meraviglia che nella Vostra lettera non mi abbiate descritto in che consista l'allarmi risvegliato nel Popolo per il decreto del 1° messidoro, e quali sieno i fatti che sono nati da un tale allarme. Ciò era necessario per quelle provvidenze che sarebbero necessarie per porvi un pronto riparo. Se un qualche mal'intenzionato o qualche prete ne fosse la causa, sarà vostro impegno di denunciarlo all'Ispettore di Polizia.

Intanto per evitare disordini gravi usate pure quella dolcezza e destrezza, che crederete opportuna al caso, cercando però che il decreto, se non in tutto, almeno in parte sia eseguito.

Se non potete tutto in una volta, togliete la radicata consuetudine religiosa,

tentate almeno di toglierla gradatamente. Ma nello stesso tempo non lasciatevi fare paura dagli allarmati che cercano di arrestare la marcia del Governo, spargendo dei falsi timori. Se qualcuno vorrà fare il matto, si troverà il mezzo per punirlo o colla forza militare, oppure coi competenti tribunali militari. Dite che il Popolo resti tranquillo, e non dia retta ai falsi apostoli della Religione che tentano di precipitarla nella sua rovina".

Salute e fratellanza

Firmato: MAZOTTI.

ALTRI PROVVEDIMENTI DELLA REPUBBLICA CISALPINA CONTRO LA LIBERTA' DI CULTO

L'estate del 1798 vide perciò i Palazzolesi presi dallo sconforto e peggio dell'avversione verso la Repubblica Cisalpina che ormai manifestava coi suoi provvedimenti una aperta ostilità verso la religione, e andava gradatamente privando i fedeli

della libertà di culto e spogliava chiese e istituzioni di beneficenza dei loro averi.

Il 16 messidoro(3 luglio) veniva richiesta alla Municipalità un dettagliato rapporto sui benefici delle Abbazie, giuspatronati, Parrocchie, Cappellanie, confraternite, scuole, congregazioni e collegi, legati per messe perpetue e anniversari e dopo pochi giorni, il 21 messidoro con un altro foglio si invitava a prendere nota della natura, qualità ed entità degli stabilimenti di pubblica beneficenza ed istruzione ed utilità che si trovavano nel nostro Comune.

Nella relazione spedita era stata dimenticata una confraternita esistente a Mura, a giro di posta, il 25 messidoro (13 luglio) perciò il Dipartimento del Mella avvertiva la Municipalità così: "Non so capire come mai nella vostra risposta 24 messidoro, alla mia circolare 15 messidoro, non mi abbiate dato notizia d'una confraternita che non fu soppressa dal governo Provvisorio perché in allora porzione del Paese unita alla Repubblica Cisalpina.

Solleciterete a mio nome il Giudice di Pace affinché coi convenienti atti procuri

che cotesti Maestri normali vengano pagati dai capitalisti debitori verso la confraternita soppressa". Salute e Fratellanza. Firmato: Mazotti".

Il Governo provvedeva quindi al pagamento degli insegnanti con i soldi dovuti alla confraternita soppressa.

Anche sulla questione della proibizione delle questue già accennata per un provvedimento dell'l1 messidoro, il 28 fruttuoso (19 settembre) il Direttorio esecutivo concludeva con una nuova disposizione "che i Parroci non possono esigere primizie, e che niuno possa venire forzato a contribuirle. Se alcuno volontariamente le farà, il Governo non si opporrà".

Prima che si chiudesse l'anno, il 12 novembre veniva eseguita per ordine del Generale Francese di stanza a Peschiera una requisizione di 35 pesi di candele ed il giorno dopo il Comune fu costretto a consegnare 500 scudi, sei bovi, venti castrati e cinquanta sacchi di frumento.

Il 22 dicembre arrivavano in paese delle truppe francesi con gli ormai tradizionali scontenti della popolazione che doveva somministrare il necessario senza alcun compenso.

La voce di Palazzolo,19 giugno 1962

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