In margine alla mostra del raccagni
pubblicato il: 01/10/2011
da: Il giornale di palazzolo s/o

In margine alla Mostra di Piero Raccagni

Nella prestigiosa sede di Palazzo Duranti Marzoli, si è aperta sabato 10 settembre la mostra “Il tempo nel tempo” delle opere di Piero Raccagni, in occasione dei 50 anni di attività pittorica. A 65 anni, con questa mostra Egli offre un saggio della sua arte, sintesi efficace, dopo la antologica del 1999. Raccagni agli inizi degli anni ‘70 era uno dei componenti del GRUPPO E con Dino Caccia,Primo Formenti, Luigi Ghidotti,Rino Taboni,e Daniele Turra. Da 25 anni è vice presidente del Centro Artistico Culturale, presieduto prima dall’ing.Aldo Kupfer ed ora dalla moglie sig. Giuliana.

Invitato a parlare in questa occasione, ho accennato nel mio discorso a un Raccagni cresciuto nell’humus della “Manchester bresciana”, intendendo quel processo di rielaborazione di esperienze artistiche nate e cresciute a Palazzolo, considerata essenzialmente, terra di traffici e di industria.

Già il Mainetti,sul Popolo di Brescia dell’11 gennaio 1935, a proposito degli “Artisti Palazzolesi” apriva così : “E’ d’orgoglio per noi, il poter segnalare il brillante successo ottenuto dal nostro concittadino Matteo Pedrali nell'assegnazione dei premi alla seconda Mostra Sindacale d’Arte di Brescia”. E ricordava poi i due grandi angeli del coro del Santuario della Madonna di Lourdes e l’opera sua maggiore, gli affreschi dell’altare di San Gerolamo Emiliani nella chiesa di San Giovanni a Mura, lavoro non ancora finito ma che rivela già una solida preparazione artistica.” Prima del Pedrali,andando indietro nel tempo, nella prima metà del Settecento, dipingevano nature morte i fratelli Giorgio e Faustino Duranti. Poi i Colombo: il padre Francesco e i figli Giacomo e Giovanni Battista, autori di pale d’altare. A metà dell’Ottocento cinque palazzolesi frequentavano Brera a Milano, fra cui Giovanni Battista Rampana, pittore e decoratore, che lascia gli studi per correre fra i Garibaldini. E ci ha lasciato schizzi e vedute dei luoghi e dei personaggi della campagna del 1860. Scultore e decoratore il fratello Antonio che lavorò al Palazzo della Prefettura di Bergamo e in vari palazzi del Bergamasco. Nelle Indie, e specialmente a Bombay, fu impresario per importanti palazzi del maharayà. Eduino Damioli, nipote dei Rampana, pittore e decoratore, che lavorò all’Esposizione Universale di Parigi e in America.

Non potevo dimenticare Bernardino Morandi, che scolpì la prima statua in legno di San Fedele per la Torre del Popolo e Angelo Gervasoni che, nei lunghi anni del servizio militare sotto l’Austria, imparò l’arte della pittura.

 

Il Giornale di Palazzolo,1 ottobre 2011