Arresto politico di giovita marenda
pubblicato il: 01/03/2011
da: Il giornale di palazzolo s/o
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Dicembre 1848-arresto politico di Giovita Marenda

Il caporale comandante della gendarmeria,brigata Palazzolo, il 15 dicembre 1848,inoltrava alla Deputazione comunale, un rapporto in cui descriveva l’accaduto del giorno 13 dicembre.

“Alle ore 4 pomeridiane trovandosi nell’osteria esercitata dal sig.Luigi Bertossi , due soldati della seconda compagnia del reggimento Haynau di passaggio per Brescia, ebbero a familirizzarsi con un certo Colombo Vincenzo che disse ai militari “Morte a Ferdinando, morte a Radestki”,onde al momento di tale contesa il Colombo se ne fuggì per l’apertura di dietro dell’osteria. Ritrovandosi alla presenza anche Giovita Marenda, il quale invitò il Colombo al silenzio, in di si partì anch’esso da detta osteria. I militari portandosi in ricerca dei predetti s’incontrarono col Marenda e passarono all’arresto. Il sottoscritto appena venne a cognizione di tal fatto, si portò a rilevare il caso,il quale, tanto la moglie dell’oste, quanto la voce pubblica di come il contrasto fosse nato col Colombo. Ma in realtà nessuno può essere testimoniante delle parole che il Colombo disse a questi militari. In quanto poi al Marenda si può testificare l’incapacità d’esternare quanto sopra, indi regolarmente annunciato al sig. Capitanio comandante la suddetta compagnia il quale restò cauto dell’annunzio. La presente si spedisce a questa lodevole autorità per di lei regola e norma”

Offredi Francesco, sotto caporale.

La notifica era arrivata rapidamente ai membri della deputazione comunale:Cicogna Gio, Battista,Camorelli e Omboni Giuseppe, ancor prima della comunicazione del Caporale Offredi. Quell’arresto doveva aver causato non poco turbamento fra la popolazione, Essi sono ora chiamati ad approfondire i fatti denunciati.

Fanno chiamare la moglie del Bertossi, Giulia Schivardi che si trovava presente quando era incominciato l’alterco dei militari e fa questa deposizione: dopo le ore tre pomeridiane del giorno 13 erano nella mia osteria deu militari della divisione arrivata questa mattina in pese, quandò entrò pure il Vincenzo Colombo che ordinò un mezzo di vino. In questo frattempo i due militari evavno contesa con me sull’avere o no pagato un mezzo di vino ed il Colombo volle frapporsi a persuaderli che non l’avevano pagato ed io gli dissi lascia fare a me e non se ne ingerisca egli. Dopo i militari ordinavano un altro mezzo di vino e fatisi in compagnia del Colombo gli dicevan o: E’ buopno il vin ! E’ buono Ferdinando! E’ buono Radeschi ?. E queste interrogazioni le replicavano. Io ha sentito il Colombo a rispondere affermativamente ad alcune interrogazioni, ma per il sussurro che si faceva dalla gente e da altri militari nell’osteria non ho potuto sentire se abbia risposto affermativamente a tutte. Solo ho sentito che i militari dicevangli:Tu adesso hai detto buono Radeski, ma prima tu hai detto cattivo. Ed egli soggiungeva Ma no,io non ho detto cattivo,ho detto buono e così dicendo girando attorno ad una tavola, guadagnò l’uscio, che va in corte e fuggì per gli orti. Poco dopo entrò nell’oteria Giovita Marenda ed orfinò un mezzo di vino e lobeveva così in piedi vicino alla baccalora, quando rientrarono i soldati che avevano inseguito il Colombo e volevano che loro rendessi ragione dove si erasi nascosto credendolo di casa ed il Marenda , che per esser stato anch’egli militare, parla qualche poco di lingua tedesca, faceva loto intendere che non era di cas quegli che era fuggito ed essi lo guardarono n faccia e gli dissero: Anche tu eavevi detto cattivo Ferdinando, cattivo radescki, ed egli: Ma Santa Vergine cosa mi capita! Ma no, io non ho detto parola ed eglino lo tenevano per il vestito, ma il Marenda arrivò ancora a fuggire per pochi passi, perché fu poscia raggiunto fuori dalla mia osteria ed arrestato.Ciò è quanto posso dire e nulla più. Solo ha da fare osservare che tanto il Clombo, quanto i militari erano eccessivamete ubriachi.”

Venne quindi interrogato Schivardi Antonio fu Carlo, siccome venne riferito ch’egli pure si trovava nell’osteria Bertozzi quando avvenne il fatto.

Egi osì risponde: Io per verità non ero nell’osteria in sul principio del fatto e solo vi sono entrato quando il iglio della Emilia Bertossi Schivardi mi chiamò dicendomi:Antonio venite per carità,che i militari vogliono arrestare Cana gioia (che così costumano a chiamare Vincenzo Combo. Il quale no ha fatto niente, Io entrai e vidi che il Colombo girava attorno alla tavola ed i miitari lo inseguivano e riuscì a fuggire.

Ho sentito tutta la gente, che ve n’era molta nell’osteria, perché giorno di mercato, ho sentito ,dissi, tutta la gete a dire:Ma che cosa fanno con quel povero uomo, he non ha fatto niente di male,gli domandavano: E’ buono Fverdinando? Gli idpondeva di sì. Gli domandavano_ E’ buono Radescki? E rispondeva di sì ed essi dicevano che invece aveva detto che Radescki era cattivo. Poco dopo entrò per l’uscio dela prta Giovita Marenda e si era fatto portared un mezzo di vino, io pure bevavo quando ho sentito vhe i militari, che avevano inseguito il Colombo altercavano anche il Marenda al quale dicev no: Ti star b rigante ed egli rispondeva. Ma Santa vegine io non ho fatto niente, bevo un mezzo di vino e se volete ne faccoo poertgare una pinta e beviamo insieme. Ma essi non vollero intenderla e l’afferrarono, il Marenda però arrivò anch’egli fuggire per trenta o quaranta passi, ma fu raggiunto ed arrestato da alcuni Cacciatori che lo bastonarono ben bene e lo condussero in caserma. Fccio ossrvare che i militari, che avevano altercato il Marenda nel’osteria, erao ubriachi e nel’inseguitlo uno di essi cascò per terra vicino al banco del sig. Giovanni Bassi di Chiari.

Interrogato se sapessse nominare alcun altro che si fosse trovato in quell’osteria presente al fatto. Rispose v’era molta gente ma era in quel momnto cos’ cofuso che non prei indicarne uno per l’altro, il mercante di Chiari Mosconi Angelo che ha il banco vicino all’apertura dell’osteria potrebbe aver veduto o sentito quanto è accaduto.”

Seguono le firma dei testi e dei deputati comunali.

Palazzzolo, lì 15 dicembre 1848

Giovita Marenda di Domenico, aveva 41 anni

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