Bombardamento aereo al ponte ferroviario
pubblicato il: 25/07/1964
da: La voce di palazzolo

BOMBARDAMENTO AEREO AL PONTE FERROVIARIO

Sono passati vent’anni da quella domenica mattina del 23 luglio 1944 in cui, per la prima volta, il ponte ferroviario, a monte dell’abitato di Palazzolo in Rione Calci, venne fatto segno dalle bombe alleate.

Ricordo che il sabato precedente, dopo un nuovo allarme aereo, parecchi velivoli veloci avevano rumoreggiato nella direzione di Orio al Serio e qualcuno aveva compiuto larghi giri ad alta quota lungo la direzione della linea Bergamo-Palazzolo-Brescia. Nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima ispezione alla zona prima del bombardamento al viadotto.

La domenica mattina, una calda domenica di luglio, mentre era già cominciata la messa delle ore sette, si udirono rintronare sotto le navate della Parrocchiale dei boati, subito si pensò ad un improvviso temporale ristoratore, ma visto che questi continuavano, i presenti cominciarono a parlottare, poi qualcuno uscì per rendersi conto di che cosa stesse succedendo e, appena giunto sulla passerella, vide subito il fumo degli scoppi sul ponte e si rese conto che era un’incursione aerea. La notizia si sparse in un baleno e la chiesa si andò vuotando velocemente.

A quell’ora il treno delle 7,05 per Bergamo aveva appena oltrepassato il ponte e si stava avviando sbuffando verso la stazione di Grumello, una squadriglia di sei veloci caccia-bombardieri scese in picchiata sullo sferragliante convoglio, scaricando prima le bombe sull’estremità ovest del ponte e sparando raffiche di mitraglia sulle carrozze di coda.

Alla prima squadriglia fece seguito una seconda, che colpì lo stesso bersaglio, ormai immobilizzato presso il ponte di Quintano.

Noi ragazzi eravamo a letto. La mamma, affacciatasi alla finestra per spalancare le imposte e costringerci ad alzarci, ci rimproverò che erano già trascorse le sette e che ciò era confermato dal treno delle 7,05 che passava in quel momento e il suo sbuffare affannoso chiaramente si udiva dalla nostra camera.

Non fece in tempo a dire queste parole che si udì una prima detonazione, seguita da una seconda e dal crepitio della mitraglia. Noi, scesi come molle dal letto e usciti nella strada, ci rifugiammo nel vicino campo di granoturco e stemmo ad osservare quegli aeroplani che, come in un indiavolato carosello,scendevano in picchiata, scaricavano le loro bombe, mitragliavano, risalivano, compivano un largo giro e ricominciavano.

Le persone che erano uscite dalla chiesa parrocchiale, ora fuggivano senza sapere dove andavano, preoccupati soltanto di rasentare i muri per non esporsi alla vista di quei pericolosi volatili.

Il sig. Giovanni Rossi, mentre era nel suo orto in via Brescia ed osservava sbigottito ed incredulo la sarabanda aerea, venne colpito al torace da una pallottola e perdette la vita, la signora Margherita Pasqua morì invece per sincope cardiaca, causata dallo spavento dell’incursione.

Gli occupanti del treno, divenuto bersaglio troppo facile per i veloci aerei, per la maggior parte civili e non militari come forse avevano creduto gli assalitori, subirono le più gravi perdite. Ai primi soccorritori, che raggiunsero il convoglio, dopo che gli aerei si furono allontanati, apparvero scene strazianti: più di trenta persone erano state colpite: cinque uomini e due donne erano già morti mentre vent’otto persone, ferite gravemente, vennero trasportate all’Ospedale Civile dove altri decessi si verificarono nei giorni successivi.

I morti furono Cacace dr Alberto di Roma, Omizzolo Beatrice di Foza, Baccani dr Marcello di Milano. Palazzani di Trenzano, Moreschi Leonardo di Rezzato, Johann Zsifkasis e Bisano Domenico (militari).

Quanta gente, sparita la paura, spinta dalla curiosità, corse a piedi, in bicicletta e persino in automobile sul luogo del disastro! Tutti tornavamo molto impressionati dalle scene alle quali avevano assistito, e si domandavano il perché di tutto ciò. Era la guerra, fino a quel momento figurata colla fantasia ed ora vista nella sua cruda realtà di morte e di dolore.

La domenica però doveva riservare ancora qualche ora di paura perché nel pomeriggio avvenne un bombardamento al ponte di calcio sulla linea Venezia-Milano.

Tutti i giornali diedero risalto all’accaduto e la Domenica del Corriere del 6 agosto dedicò all’avvenimento una delle due pagine a colori di copertina. Nel 1946 il comm. G.U. Lanfranchi fissava le memorie di tutti quei 32 bombardamenti nelle pagine dell’ormai raro volume “Il ponte ferroviario di Palazzolo sull’Oglio ed i bombardamenti aerei della Guerra 1940-1945”.

La Voce di Palazzolo,25 luglio 1964