Ricordo di mons.zenone piccinelli
pubblicato il: 01/10/1966
da: Memorie illustri di palazzolo sull'oglio

RICORDO DI MONS. ZENONE PICCINELLI

Arciprete Pievano – Vicario Foraneo – Prelato Domestico di S.S

Domenica 20 marzo, alcuni minuti dopo i rintocchi dell’Ave Maria, il nostro Arciprete, Mons. Zenone Piccinelli, chiudeva la sua giornata terrena attorniato dai sacerdoti don Battista e don Faustino Guerrini, dai nipoti

Francesco ed Angelo Piccinelli e dal medico curante dott. De Giorgis.

Si era spento serenamente dopo un’agonia cominciata la sera del sabato, festa di San Giuseppe. Durante tutte le S. Messe di quel giorno la popolazione era stata chiamata a pregare per Monsignore che, dalla sera di venerdì, si era aggravato ed aveva ricevuto l’Estrema Unzione accompagnata dalla particolare Benedizione Papale.

Lunedì 21 marzo la salma fu traslata con una breve processione dalla Canonica alla chiesa parrocchiale dove è rimasta esposta alla visita dei fedeli parrocchiani fino all’ora dei solenni funerali svoltisi martedì 22 ed ai quali ha preso parte, in un interminabile corteo, tutta la comunità parrocchiale.

Don Piccinelli, nominato Arciprete della nostra parrocchia il 6 giugno 1932, a 49 anni d’età, essendo nato a Gratacasolo il 25 ottobre 1883, vi faceva il suo ingresso solenne il 4 settembre. Egli aveva già alle sue spalle una ventennale esperienza pastorale che aveva svolto prima come Vicario Cooperatore a Niardo (dal 1910 al 1919), poi a Cellatica ( dal 1919 al 1926) ed infine a Bovegno dove era stato Parroco dal 2 marzo 1926 a 5 giugno 1932.

I tempi nei quali giunse a Palazzolo erano i meno propizi per una azione sacerdotale poiché una certa inquietudine era nell’ambiente cattolico sottoposto alle violenze del regime che si erano apertamente manifestate in bastonature anche a sacerdoti e in devastazioni alla sede dell’Azione Cattolica maschile.

Restauri della Nuova Parrocchiale

Passato il primo periodo di ambientazione, egli si venne movendo verso la prima delle sue numerose opere parrocchiali: la sistemazione della Nuova Parrocchiale, costruita nella seconda metà del secolo XVIII.

L’occasione si presentò nel 1935 quando il 22 maggio venne celebrato il 25 della sua prima messa. In tale occasione si raccolsero L. 31.838 che il canonico Bissolotti presentò al festeggiato augurandogli una pronta realizzazione dei restauri che iniziarono nell’anno successivo. Si cominciò dal tetto, poi venne la costruzione del campanile di destra che era mancante; nello stesso anno su invito della Sovrintendenza venne iniziata la valorizzazione del polittico del Civerchio, condotta dal restauratore sig. Pelliccioli. Nel 1937 l’Arciprete studiò il piano di finanziamento delle altre opere che avrebbe potuto realizzare e la nostra popolazione, come sempre, non deluse le sue speranze.

Nel 1938 si diede mano ai lavori di restauro della cupola, nel ’39 ’40 venne portato avanti il rivestimento in marmo e in stucco dell’interno del tempio, la cui leggiadria venne completata dalle vetrate, dai lampadari, dai banchi e dalla pulitura delle altre tele degli altari laterali.

Valorizzazione della pieve

Il turbine della guerra 1940-45 coi suoi lutti, colle sue giornate costellate di allarmi e di bombardamenti aerei non interruppe, ma solo rallentò il ritmo della sua attività. Lo vedremo parlando del salvamento in extremis delle campane della Torre. Nel 1945 in silenzio, senza manifesti o lettere alle famiglie, d’altronde provate dalla disoccupazione e dalla carestia e già rivolte all’idea del nuovo concerto campanario, l’Arciprete iniziò l’abbellimento e la sistemazione della vecchia Pieve, come egli amava chiamarla, intenzionato a riaprirla al culto per i bisogni dell’aumentata popolazione del paese.

Dai primi sondaggi effettuati negli intonaci riapparvero dei motivi decorativi che si svolgevano lungo le navate laterali, sulle colonne, negli archi e nelle volte e che risalivano sicuramente ai primi del ’500 epoca dell’ultimo ingrandimento della chiesa. L’8 dicembre 1947 la Pieve veniva riaperta al culto e l’Arciprete al Vangelo della Messa prendeva la parola per tracciare una breve storia del tempio dove erano passate tante generazioni di Palazzolesi e dove, da quel giorno, avrebbero trovato posto, per la messa festiva, i fanciulli ed i giovinetti della parrocchia.

 

Le nuove campane

In questa occasione don Piccinelli usò tutta la sua fermezza a sagacia nel condurre a buon fine una intricata e pericolosa situazione, aiutato anche da persone influenti disposte a rischiare per lui.

Fin dal 1942 si sarebbe dovuto consegnare il 60% del peso complessivo delle nostre campane e infatti furono levate quelle delle chiesette di periferia e della Rocchetta di Mura. Ma quelle della Torre facevano sentire ancora la loro voce. Il 31 agosto ed il 2 e 3 settembre 1943 si dovettero anche calare quattro delle cinque che erano sulla Torre. Sopraggiunse però l’8 settembre con gli avvenimenti che seguirono ed il nostro concerto campanario, recuperato alla stazione di Chiari, venne ricondotto in massima segretezza nella cascina sulla via Valena, dove rimase nascosto fino alla fine del conflitto.

Allora l’Arciprete presentò alla popolazione il suo consueto “piano finanziario”, come era solito definire il modo di finanziamento delle varie opere, ed il progetto della fusione delle cinque campane vecchie (anche l’ultima era stata tolta dalla cella campanaria della Torre) per ricavarne un nuovo concerto di dodici, tante quante ne poteva ospitare la Torre. Così nel 1946, con la spesa di quasi due milioni di lire, il progetto era condotto felicemente a termine ed il nuovo concerto di campane, giunto il venerdì santo a Palazzolo e montato provvisoriamente nel cortile dell’Oratorio maschile di S. Sebastiano, venne benedetto il 21 aprile del Vescovo mons.G. Tredici. Collocate sulla Torre, le nuove campane fecero udire i loro primi rintocchi all’Ave

Maria della vigilia della festa di S. Fedele. Festa particolarmente solenne per la presenza di tre vescovi e dedicata al ringraziamento di Dio per il ritorno dei figli dalla guerra ed il pericolo scampato dal nostro paese per ben 36 volte oggetto di bombardamenti aerei al ponte ferroviario.

Nell’ottobre 1949 si svolse la “Peregrinatio Mariae” , la visita del simulacro della Madonna Pellegrina alla nostra parrocchia, e tutti, conoscendo la grande devozione del nostro Arciprete verso la Vergine, si attendevano qualcosa di straordinario. E fu veramente una settimana indimenticabile: la Madonna entrò negli stabilimenti, ricevette omaggi di preghiere, di doni, fu onorata a gara delle varie contrade del paese che si trasformarono in fiumane di gente ornate dietro il bel simulacro della Madonna. E l’Arciprete immerso in questa ondata di corale devozione alla Madre di Dio sembrava trasformato, così come lo era tutto il suo popolo che, dopo le divisioni del dopoguerra, ritrovava una sua unità nella preghiera alla Vergine.

L’anno seguente 1950 organizzò le solenni celebrazioni del II° Centenario della erezione della nuova parrocchiale che si conclusero la sera del 24 settembre sul sagrato della chiesa coll’incoronazione del SS. Crocefisso da secoli venerato dai Palazzolesi come miracoloso.

La nomina a prelato Domestico di Sua Sanità

In occasione dell’apertura della Casa della Giovane “Agostina Marzoli” i rappresentanti delle varie classi sociali ed i vari presidenti dell’Azione Cattolica locale sollecitarono S.E. il Vescovo di Brescia a voler favorire la concessione del titolo di Prelato Domestico al nostro Arciprete che aveva acquisiti meriti sufficienti per ottenerlo. Infatti il 9 giugno 1952 S.S. Pio XII lo elevava a tale nuovo rango e Palazzolo cattolica il 5 ottobre 1952, festa del Rosario, gli preparò una giornata di festeggiamenti sia per il 20° di parrocchiato, sia per l’onorificenza ottenuta.

L’Anno Santo Mariano 1954 non poteva passare senza un ricordo imperituro e l’arciprete realizzò nel santuario della Madonna di Lourdes, così caro al suo predecessore Don Cremona e a tutti i Palazzolesi, con decorazioni a mosaico, pitture e stucchi l’idea dell’ammirazione del cielo e della terra verso il mistero della Madonna.

La sua ultima S.Messa la celebrò proprio al Santuario l’11 febbraio scorso ai piedi della statua della Vergine che ha fatto anche ritrarre al pittore Egger sopra il suo sarcofago nella cappella dei sacerdoti al cimitero.

Accanto all’abbellimento e al restauro delle chiese vanno collocate le opere della carità, cominciando dal Ricovero Vecchi “Don Cremona” che, dalla vecchia e ormai inadeguata sede di via Carvasaglio, venne trasferito nelle case Gasparini in via Britannici. Anche in questa occasione ottenne l’adesione dei Palazzolesi che offrirono i mezzi necessari a sistemare una casa destinata ad accogliere gli anziani, che dopo una vita spesa per il lavoro potessero qui godere in serenità la loro vecchiaia.

E perché la gioventù avesse una più adeguata assistenza spirituale si convinse della necessità di edificare la Casa del Giovane, di decentrare gli Oratori, primo segno delle future parrocchie cittadine, che forse non avrebbero potuto realizzarsi con un altro Arciprete.

Egli le dotò di terreni e di mezzi per iniziare la loro non facile vita ed oggi anche queste sono realtà che solo il tempo potrà farci giudicare quali lodevoli iniziative.

Con Mons. Piccinelli è scomparso l’ultimo arciprete di tutta la terra di Palazzolo, perché il nuovo parroco avrà giurisdizione solo sulla Parrocchia di S. Maria Assunta. La durata del suo ministero parrocchiale, 34 anni, è quella media dei nostri Arcipreti ed ha coperto gli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, quelli della guerra, della ricostruzione e della massima espansione di Palazzolo. Una profonda trasformazione è avvenuta durante il suo parrocchiato sia nelle famiglie come nella società e queste nuove realtà Egli le ha percepite filtrate attraverso il suo modo particolare di uomo di Dio, che ha fede nella Provvidenza ai cui grandi disegni tutto riconduce. Egli era portato a ridurre questi grandi mutamenti a poche proposizioni, semplici e riassuntive che non lo inquietavano affatto.

Egli affidava la forza del suo apostolato alla preghiera sentita profondamente e incentrata su due devozioni: l’Eucarestia e la Vergine.

Le prime comunioni dei fanciulli Egli le seguiva ogni anno, fino all’ultimo, con particolare cura e la amministrava personalmente, anche a duecento o trecento comunicandi , con commozione e trasporto. Le feste della Madonna erano celebrate con splendore di riti e di funzioni.

La sua preghiera si traduceva anche in composizioni musicali che egli componeva e faceva cantare ad un gruppo di ragazzi che preparava personalmente.

Ebbe anche una cura particolare per le vocazioni religiose, per i poveri e i bisognosi della parrocchia, nascondendo a tutti questo particolare aspetto caritativo.

Anche il ministero della parola rappresentò un momento importante nella sua attività sacerdotale. I Palazzolesi non gli nascondevano un certo disappunto per le lunghe prediche alle Messe e alla Dottrina domenicale, ma Egli, pur tra le ricorrenti ed ormai conosciute sue personalissime espressioni, rivelava all’ascoltatore attento il frutto delle sue lunghe meditazioni.

Il suo messaggio sacerdotale non potrà essere cancellato, anzi il tempo non farà che accrescere in noi l’alto significato sintetizzato nelle tre frasi che ha fatto scrivere nella cappella del Cimitero dove riposa “Donando si ama, pregando si ottiene, soffrendo si ripara”.

Memorie illustri di Palazzolo,1 settembre 1966