Giochi della gioventù palazzolese
pubblicato il: 13/05/2016
da: Il giornale di palazzolo s/o

Giochi della gioventù palazzolese

 

E’ utile ricordare che l’edificazione della nuova parrocchiale e gli sventramenti  del centro storico,costrinsero spesso la gioventù palazzolese ad abbandonare gli spazi del divertimento.

Già in uno dei capoversi del proclama 1690, il podestà Longhena,scriveva che “ mentre si celebrano li divini officij, è proibito il giocar alla balla avanti la porta della chiesa parochiale in qualunque giorno tanto festivo, come feriale in pena de lire dieci, plt”.

Oltre che per l’esistenza della porta della pieve, pare che il podestà volesse tener lontani i giocatori e i loro sostenitori dalle finestre del suo appartamento, che stava sopra il passaggio della via che collegava la porta dei molini con quella di carvasaglio.

La piazzetta in parola era stata ricavata colla demolizione del Battistero,già addossato al Palazzo Comunale e alla chiesa vecchia.

Sulla stessa si affacciava la casa, acquistata nel 1715 dalla compagnia del SS.Sacramento, per le classi della scuola pubblica voluta da don Tamanza, casa che doveva essere “fuori dalle rumori” della piazza del mercato. Don Tedoldi,poi, qui riuniva i suoi oratoriani e li conduceva alle fosse del castello per i loro giochi. Le date ci consentono di precisare che il sottopassaggio, che usiamo ancora oggi, collegava la “platea inferior” con la chiesa della Maddalena, demolita per far posto alla nuova monumentale parrocchiale che fu benedetta nel 1774, a fine lavori. Nel 1796 era iniziata anche la costruzione del nuovo ospedale in contrada dei molini, rendendo più importante questo tratto di via. L’anno dopo l’albero della libertà è innalzato nella Platea magna sive nercati e i giacobini trasformano la chiesa dei Disciplini in caserma e noi in teatro.

Nel 1798 i nostri giovani giocavano ancora nelle fosse del castello.

Siamo alla vigilia del fatidico 1799, coi combattimenti fra Francesi e Austro Russi e la demolizione dell’arcata del ponte sull’Oglio.

 

Una disputa per l’uso della fosse del castello

Il 27 giugno 1798, un gruppo di giovani rivolge una petizione al Commissario del Dipartimento del Mella  per denunciare come “alcuni giovani intendono stornare il dilettevole gioco del pallone, sempre solito farsi nelle fosse del Castello, preparandosi essi anticipatamente in detto luogo con il gioco della palla impedendo, senza alcuna ragione di precedenza, il gioco del pallone, che gli è quello spettacolo che occupa la gioventù in un robusto esercizio e trattiene e dà diletto agli astanti”. Nella denuncia essi affermano che “nel nostro comune non c’è altro luogo più adatto per questo gioco, mentre per quello della palla ve ne sono parecchi e più adatti, come la Piazza Grande, la Contrada Zamara, ove in avanti hanno sempre giocato”. Il Commissario sollecita il Comune perché siano stabilite regole opportune per evitare questi inconvenienti.

Vent’anni dopo, alla stessa autorità giunge un nuovo esposto che spiega come “ nella Piazza Zamara si è sempre giocato alla pallovale, massime dai lavoratori dell’attiguo filatoglio Muzio”, e non vi  erano mai stati incidenti. Un giorno del mese di luglio 1819 la figlia del sig.Piccinelli si stava divertendo con il coetaneo Orazio Maza, di sette o otto anni, giocando con la pallovale; nel corso del gioco veniva leggermente ferito il fanciullo Battista Brescianini. Il Piccinelli, venuto a conoscenza del fatto, aveva sgridato sua figlia ed il Maza, e fatto a pezzi le piccole pallovale colle quali i bambini stavano giocando “ onde togliere ai medesimi l’occasione  che per loro colpa succedessero altre volte simili inconvenienti”.

La signora Livia Zamara, residente nel palazzo prospiciente la Piazzetta, venuta a conoscenza della denuncia, comunicava al Comune che non avrebbe più tollerato questo gioco nella sua Piazzetta e ne chiedeva la proibizione. Nessuno però si sentì di prendere questa decisione, anzi il Comune scriveva che ”la signora Zamara può farlo noto ella stessa a chi si presentasse per esercitarvelo, ed al caso di insistenza da parte dei giocatori” il Comune, si sarebbe fatto carico di far rispettar la di lei volontà, collo spedirvi sul momento o il cursore o una guardia campestre a far desistere il gioco”. Aggiunse poi che “per il pericolo degli inconvenienti che possono nascere o dall’incautela dei giocatori, o talvolta ancora nell’inavvertenza degli spettatori, non si poteva invocare la pubblicazione di uno stabile divieto di tal gioco nella suddetta Piazza , sembrando evidente che, esistendo gli stessi pericoli in tutte le contrade ed in tutti li viottoli nei quali si gioca pure alle pallovale e nei quali vi sono pure abitanti e confinanti, bisognerebbe proibire in tutto l’abitato un gioco che sino ad ora non si è mai proibito, ma anzi prosegue in tutti i paesi da noi conosciuti. Viva quindi il gioco del pallone e delle pallovale, che piace e fa divertire la nostra gioventù.

 

Il Giornale di Palazzolo, 13 maggio 2016