Il pedrali devoto
pubblicato il: 01/02/2013
da: Il giornale di palazzolo s/o
Scarica il documento:
3-il-pedrali-devoto.doc



3- Il Pedrali  devoto

L’affresco del 1935

I sei cartoni preparatori dell’affresco sulla vita di San Gerolamo Emiliani, dopo il loro utilizzo, erano stati arrotolati e conservati  sul solaio di casa Pedrali in Piazza Vincenzo Rosa.

Il pittore, allora poco più che ventenne, non si era accontentato di tracciare i contorni delle figure, le aveva completate con ombreggiature a carboncino. Da qui l’importanza degli elaborati  preparatori. La parete, a cui e appoggiato l’altare, ha al centro una nicchia con la statua di San Gerolamo Emiliani, pregevole lavoro in legno della Val Gardena. Il pittore l’aveva suddivisa in sei parti, ciascuna dedicata ad un episodio della vita del Santo. L’affresco è popolato di figure  prese nella cerchia dei parenti e amici dell’autore. I cartoni  erano stati realizzati utilizzando l’ampio spazio del magazzino del bottonificio Schivardi, non  lontano dall’abitazione dei Pedrali. In sei mesi tutto era pronto per iniziare l’affresco. Dopo altri sei mesi l’opera era  compiuta. Il  22 aprile, lunedì di Pasqua dell’anno 1935, l’affresco era benedetto e proposto alla vista del pubblico. L’aveva presentato don Giuseppe Schena che, nel suo discorso, premetteva come, per  meglio conoscere e giudicare l’opera d’arte, fosse necessario considerare l’età dell’autore e  l’ambiente  artistico in cui viveva  e nel quale aveva creato la sua opera. “A ventuno anni d’età, affermava , non si può pretendere dall’artista più e meglio di ciò che ci ha già dato di ammirare della sua intensa attività: dai quadri esposti alla Sindacale d’arte di Brescia, che meritarono premio e lode, alla trentina di quadri esposti nella personale tenuta nelle sale del circolo Mussolini”. Concludeva formulando al giovane artista l’augurio di un brillante avvenire.

Nelle conversazioni  sulla scelta del tema per un’opera da collocare nella sala consigliare del Municipio, Matteo si ricordò dei cartoni dell’affresco di Mura. Coll’aiuto del comune amico Luciano Bonadei, lo convincemmo a ricuperarli. Furono affidati al restauratore Meisso, che li montò su supporti in legno. Possiamo ancora oggi ammirarne  la bellezza.

La scommessa del 1975

Nell’occasione del suo 60° compleanno, era il 1973, maturò l’idea di commissionare al Pedrali un’opera che, al pari dell’affresco di San Giovanni, avrebbe dotuto segnare un punto d’arrivo della sua creatività. Il maestro, dopo alcuni mesi, ci comunicò che aveva scelto come tema: La predicazione di San Fedele.

Nacquero i primi abbozzi,furono aggiunti personaggi , studiate situazioni nuove, finché, sulla grande tela di nove metri quadrati, collocata nel suo studio al primo piano della casa di Via 4 Novembre, il Matteo vi lavorò, impedendo a chiunque di mettervi gli occhi . Ci aveva  mostrato dei  bozzetti, molti dettagli mancavano ancora.  Noi attendevamo, mese dopo mese, che il pittore annunciasse la fine del lavoro. Si arrivò alla primavera del 1975. Mancavano pochi mesi al termine del nostro mandato amministrativo e già si parlava di rinnovo del consiglio comunale.

Bisognava forzare la mano: un giorno  affrontammo il problema della cornice  e del trasferimento dell’opera in Municipio. Ci si accordò per l’inaugurazione nella festa di San Fedele del 14 maggio . Mancavano le ultime pennellate e la firma dell’autore. Il trasporto nella sala consigliare avvenne quasi in segreto. Per  Matteo, come mi confessò poi, fu una liberazione. Non si sarebbe mai staccato volontariamente dal dipinto.

Il giorno dell’inaugurazione

Dopo un breve discorso del sindaco, che è servito anche come saluto alla cittadinanza, allo scadere del mandato amministrativo, il pittore Matteo Pedrali e il critico d’arte Luciano Spiazzi si sono simpaticamente alternati nella presentazione del grande dipinto commissionato dal Comune a Pedrali. La tela, rappresentante S.Fedele alle porte di Palazzolo, è di notevoli dimensioni ed è stata portata a termine dopo 4 anni di lavoro. Domina ora la parete centrale della sala consigliare, di fronte a quella ove sono appesi gli splendidi cartoni dell’affresco che il Pedrali dipinse nel ’35 nella chiesa di S. Giovanni. Al pittore è stata poi consegnata una medaglia offertagli dagli artisti palazzolesi che materialmente o spiritualmente si considerano tutti suoi allievi. Fin qui la cronaca.

Lo Spiazzi così descrive l’opera:

Si presenta a Palazzolo nel salone municipale la grande tela di Matteo Pedrali rappresentante San Fedele, soldato romano convertitosi al cristianesimo, patrono della città. Montagne sullo sfondo, tende, cavalli, il gruppo dei protagonisti in primi piano, legionari e al centro il santo  che vive nella predicazione una vicenda ormai totalmente nuova. Raccontare il quadro tuttavia è tradire il Pedrali,  Quando ha sistemato i personaggi al loro posto l’artista incomincia l’opera di spoliazione. Strappa la pelle esterna come una cosa che non conta e prende avvio il lavoro secondo una necessità che non è più della rappresentazione ma dell’accordo di toni, di lui. Di ritmo. Sappiamo di certo che dopo aver lavorato anni alla grande tela Pedrali ha mutato all’ultimo momento u n particolare importante alla destra del quadro. Non contava questo o quel dettaglio quanto chiudere il cerchio una volta per sempre. Uscire dalla rappresentazione insomma  per assumerla in una dimensione autonoma. In questo senso Pedrali è totalmente dentro l’arte moderna. Il quadro per lui non è un teatrino o illustrazione. Risponde ad una logica creativa interna all’opera stessa. Ogni dettaglio determina i circostanti e viceversa.- Alla fine San Fedele diventa qualcosa di diverso.  Assurto in una dimensione che dura. E il paradosso dell’arte è questo: quanto meno è legata a ragioni fuori di sé tanto più riesce a far durare quelle stesse ragioni.

Pedrali ha messo in San Fedele tutta l’ansia di purezza, il suo bisogno di lavare il mondo da ogni scoria. Innamorato della poesia come momento insostituibile della vita quotidiana, legato alle vicende quotidiane  e insieme spinto ad uscirne e poi rientravi in un’altalena incessante. È un artista che ha il dono di trasformare ogni vicenda in una cifra diversa, il pomeriggio di sole quieto di cui ha parlato spesso bagnato da macchie luminose nelle quali ronzano i calabroni.

I Palazzolesi, che non sono mai entrati nella sala consigliare, non avevano  avuto occasione di ammirare l’opera. Qualche anno fa, quando si dovette metter mano alla sistemazione di quell’ala del Municipio, si trasferì provvisoriamente la tela nella navata laterale della Pieve. Così  molte persone  poterono ammirarla per la prima volta.

Le due opere, affresco di San Gerolamo e tela della sala comunale,  aprono e chiudono anni intensi dell’attività del Pedrali.

Di lì a poco, nel 1980, Matteo ci lascia. Di lui si continua a discutere: emergono coloriti aneddoti, sconosciuti  dettagli della sua vita di uomo e di artista. Li stiamo raccogliendo per preparare, per il prossimo settembre, nel centenario della sua nascita, una significativa commemorazione dell’artista.

Il Giornale di Palazzolo, 1 febbraio 2013