Pedrali tra famiglia e arte
pubblicato il: 01/03/2013
da: Il giornale di palazzolo s/o
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4-Matteo fra memorie famigliari e successi artistici

 

Paolo Mascheretti , disegnatore presso la ditta Marzoli, frequentava l’osteria dei Pedrali in Piazza Vincenzo Rosa. 

Un pomeriggio gli mostrarono i disegni del Matteo. Le apprezzò  e lo invitò a iscriversi ai corsi di disegno della Scuola Serale dove insegnava.  Nell’anno scolastico 1926-27 il Matteo ottenne il diploma con menzione di 3° grado.

Nel settembre 1926 l’Oglio straripa e riempie la Piazzetta chiamata la “liretta” su cui si affacciavano la casa e la trattoria del “Mato” della famiglia Pedrali. Tra le persone immortalate dal fotografo, sicuramente compare anche il  tredicenne Matteo.

Finiti i corsi serali,  la zia Teresa lo presenta al prof.Meneghini presso l’Accademia Carrara di Bergamo, dove fa tali progressi, che in sei mesi ottiene ciò che normalmente si raggiungeva in tre anni. Facendo un’eccezione, gli è consentito di partecipare a un concorso riservato agli studenti Bergamaschi  per un quadro dedicato a Santa Barbara e vince il primo premio. Anziché accettare del denaro, si accorda con  l’Accademia perché lo mantenesse a Roma, e lì rimase per un anno.

Poi passò a Venezia dove conobbe il pittore Vedova, che venne a trovarlo a Palazzolo.  Qui  rimase alcuni giorni. I Pedrali fecero sloggiare il fratello e Vedova dormì in camera con Matteo. Siccome era molto alto e il letto troppo corto, le sue gambe ne fuoriuscivano. I due amici pittori in quei giorni si divertirono un mondo. Vedova, visto il mantello del papà  Paolo  con un bel pelo, se lo infilò e così girovagarono per il paese. Anche gli stivaletti stringati finirono nei piedi del pittore veneziano. Arrivati davanti al negozio del cappellaio Dodesini entrarono e comprarono dei colbacchi. Lo testimonia l’autoritratto con colbacco del Matteo. Vedova comprò anche un cappellino, che regalò al primo bambino incontrato per strada. A Venezia rimase per alcuni anni ospite in casa Cardazzo. E qui si specializzò nelle tecniche dell’affresco.

Nel marzo 1935 il Circolo Mussolini locale, organizzò una Mostra personale del giovane pittore palazzolese. Nel cartoncino d’invito Giacinto Lanfranchi pubblica l’elenco delle 38 opere e scrive ….”il giovane Pedrali (ha poco più di venti anni) ha dipinto circa un centinaio di quadri e qualche affresco, eppure si notano in lui due distinte scuole, anzi la scuola e la personalità. Nei primi lavori è l’allievo imbrigliato alla falsariga del maestro, falsariga che vorrebbe interpretare l’antico, e lo stile del Masolino è il basamento sul quale il Pedrali costruisce con una discutibile prospettiva, ma con una vivacità di tinte calde che ci mostra l’alta tempra dell’artista. I quadri “il circo” e “la famiglia”  sono, se pure presentando peculiari concezioni, produzioni eseguite quando il Pedrali frequentava l’Accademia Carrara e ci richiamano al Garbari ed al Casoratl. Il polittico affrescato nella chiesa di San Giovanni, dipinto pure facente parte della serie, ci presenta il Pedrali che non è più l’allievo, siamo sempre col disegno, la prospettiva e le proporzioni del Masolino; ma il corpo ed il caleidoscopio dei colori ci dimostrano la forza del giovane artista. Ma il Pedrali si libera presto dell’influenza dell’Accademia, la tela “ragazza di Gerusalemme” che gli ha fatto assegnare il legato conte Bettoni Cazzago all’ultima Sindacale Bresciana, è il preludio del secondo stadio, qui il pittore ha già forgiato un’inconfondibile personalità. Il disegno è suo, il colorista si sente in casa propria e sfoga l’esuberanza della capacità e possibilità, i gialli ed i rossi predominano sempre, ma tutta la tavolozza è sfruttata. Nei ritratti la somiglianza è conquistata con felicità, il disegno è sapiente, naturale il nudo, il drappeggio è largo anche se poco scolpito. Nei paesaggi, improntati a sana modernità, è rapido.

Abbiamo già detto che questo figlio della terra dei Duranti è giovane; aggiungiamo che è silenzioso, modesto, attivo, per noi Palazzolesi ce n’è abbastanza per esserne contenti…”

 

Il Giornale di Palazzolo, 1 marzo 2013