1799-combattimenti fra francesi e austro-russi (3)
pubblicato il: 29/09/1962
da: La voce di palazzolo

terza puntata

AVVENIMENTI DEL 1799 - GLI AUSTRO-RUSSI SCONFIGGONO I FRANCESI

L'Inghilterra, l'Austria e la Russia formavano una coalizione antifrancese, la seconda, e la durata ed il consolidamento delle varie repubbliche satelliti create dalla Francia dipendeva dalle sorti della guerra ormai imminente. Le popolazioni dissanguate, derubate, oppresse in ogni modo e specialmente nei loro sentimenti religiosi, attendevano come una liberazione quella venuta degli Austro-Russi, che a sua volta fu il flagello del 1799.

L'esercito francese d'Italia, di cu faceva parte una "legione italica" organizzata dalla Cisalpina fu battuto il 26 marzo sull'Adige, poi il 7 aprile sul Mincio. L'esercito austro-russo era comandato dal generale russo Suwarow, che benché vecchio e piccolissimo esercitava un grande fascino sui suoi soldati.

La nostra terra fu al centro di questi scontri ed il Pezzoni, nella sua cronaca di quell'anno, ha annotato il susseguirsi delle vicende belliche dei due eserciti stranieri che, pugnando sul nostro suolo lo ridussero in condizioni disastrose, senza contare il

disorientamento delle popolazioni per il cambiamento di governo e di ordinamenti, e gli odi pubblici e privati che si scatenarono contro i partigiani dell'uno o dell'altro governo.

All'inizio dell'anno il governo richiamava le autorità locali perché "oltre l'occuparvi nel rifacimento dei conti per darne esatto rapporto a chi spetta, oltre la retta formazione dei calmieri, e la sorveglianza sulla scrupolosa osservanza di essi, Vi chiamo, cittadini, ad un dovere, forse il più interessante di tutti, che é quello della pubblica sicurezza.

In alcuni Municipi del nostro Cantone si sono introdotti alcuni vagabondi, trovando asilo presso alcuni oscuri cattivi cittadini e ne succedono quindi delle aggressioni di strada, e sono poste a pericolo anche nelle proprie cose le proprietà di quegli individui, che riposano sotto l'ombra delle leggi. Tali disordini meritano dei robusti e pronti ripari. Ora, specialmente che i lavori

della campagna mettono in liberà le nostre guardie nazionali rendetele operative, e giorno e notte, con ben organizzate pattuglie. Fate, che alle otto, o al più alle nove pomeridiane siano chiuse tutte le osterie: chiamate gli osti, locandieri, albergatori di gente forestiera e obbligateli tutte le sere alla consegna di quelle figure che si rendessero sospette. Disfatevi dei vagabondi e di quelli che vivendo nell'ozio, e senza modi di sussistenza dispendiano nelle osterie e nello stravizio; siate inesorabili coi ladri, e vi

renderete benemeriti della Patria ogniqualvolta li farete arrestare, perché subiscano il meritato castigo".

Verso la fine del mese. il 30 gennaio giungono, quasi segni dell'imminente campagna bellica, dei soldati francesi.

Il 19 febbraio, con una lettera, il Dipartimento del Mella loda ed approva l'opera della Municipalità "perché ha riattivato la guardi civile ed ha assunto un vigile col relativo salario".

Il 21 una grave disposizione del Governo ordina le vendita all'incanto di tutti i beni di proprietà del Comune, che consistevano nei mulini sull'Oglio, nel locale in Piazza Mura, nel diritto del Pedaggio sul ponte in alcuni campi e nella pesa pubblica. Inoltre prescriveva la francazione di tutti i capitali delle cappellanie, dei Pii Luoghi e proibiva la questua in tutte le Chiese.

COMBATTIMENTI FRA FRANCESI E AUSTRO-RUSSI

Il 22 marzo arrivano a Palazzolo altri soldati francesi che sono diretti al Mincio dove ormai é prossimo lo scontro con gli Austro-Russi.

Il mese di aprile é contrassegnato da avvenimenti importanti per il nostro paese. Seguendo la "cronaca" del Pezzoni e "Le storie" dell'Odorici possiamo ricostruire tali avvenimenti.

Il 14 aprile erano arrivati da Brescia, dopo la sconfitta del 7 sul Mincio, tremilacinquecento francesi e venivano alloggiati parte nella Chiesa Vecchia, parte nelle chiese di S. Antonio, S. Rocco e S. Giovanni, nel nuovo Ospedale e nelle case Zamara e Duranti. I contadini furono obbligati a somministrare loro la paglia.

Il 15 poco lungi da S. Giovanni, sulla via del Cividino, nei campi detti "le torri" novemila soldati francesi hanno fatto un campo di guerra con alcuni cannoni. La posizione era strategicamente importante e vedremo che, prima di cederla si ricorrerà ad una battaglia a cannonate tra gli opposti eserciti.

Il 16 parte dei soldati francesi sono andati a saccheggiare Sarnico perché gli abitanti di quel paese hanno bruciato l'albero della libertà e gridato "Viva S. Marco".

Intanto, altri pezzi di artiglieria erano piazzati vicino alla Chiesa della SS. Trinità a difesa della parte sud del paese. I soldati trovarono anche il tempo, nell'attesa, di saccheggiare alcune di case contadine dei dintorni.

Il 17 veniva arrestato e condotto a Milano dai Francesi il cittadino Vincenzo Duranti, figlio del Conte Alfonso per sospetto di sentimenti antifrancesi.

I nostri Sacerdoti erano costretti ad andare alla chiesa della Sgraffigna e nella chiesina del Palazzo Foresti se volevano celebrare la S. Messa essendo tutte le Chiese occupate dai soldati.

Il 20 le truppe francesi con i loro cannoni si sono accampate nei pressi della chiesina di S. Maria delle Mirandole, sulla strada di Brescia all'altezza del passaggio a livello della ferrovia, per difendere Palazzolo dai Tedeschi che avanzavano da Brescia. Per questo hanno tagliato tutte le piante e le viti. Tutto il paese alla vista di questi apprestamenti di guerra era nella più grande costernazione paventando di essere coinvolto in una grande battaglia.

Il 21 aprile, mentre continua il passaggio di truppe con cannoni, si sente sparare

verso Brescia, segno ormai che la battaglia si avvicinava.

I nostri giacobini, invece di star qui a difendere il paese se ne sono fuggiti.

Il 22 aprile alle ore 21, per il continuo passaggio di cariaggi e di truppe era caduta l'arcata di mezzo del ponte e vi erano caduti nell'Oglio alcuni Palazzolesi e alcuni

Francesi, dei quali in parte sono annegati essendo il fiume molto ingrossato. Sul far del giorno si accendeva una piccola battaglia a S. Giovanni tra opposte avanguardie. I Tedeschi, anziché prendere Palazzolo di fronte, aggirarono i Francesi e scesero dal Cividino avendo superato l'Oglio a Sarnico. Nello scontro rimasero uccisi 40 francesi, e feriti 20, tedeschi uccisi 3 e feriti 8.

Il 23 Palazzolo sull' Oglio é svegliata da un grande cannoneggiamento che i Francesi facevano dalle postazioni di Mura e che i Tedeschi effettuavano dalla Riva. Ormai la battaglia era iniziata e la gente fuggiva, dopo aver nascosto la roba nelle cantine. I francesi avevano ormai partita persa e dopo aver tentato l'ultima un'ultima difesa alla "Croce di Bergamo" (sopra la Cesarina) fuggivano verso Bergamo, abbandonando anche Mura ai Tedeschi.

Mercoledì 24 avveniva l'occupazione del paese da parte degli Austro-Russi i quali, per passare l'Oglio prepararono con del legname un possibile passaggio sull'arcata del ponte caduta. I nuovi occupanti bruciarono l'albero della libertà piantato in Piazza e vi sostituirono una grande croce adorna di falce e martello.

Per entrare a Mura e saccheggiarla, visto insufficiente e troppo lento il passaggio sul ponte, riattato con scale e assi, allestirono un provvisorio ponte di legno. Mura corse il pericolo di essere bruciata e rasa al suolo, perché i Comandanti delle Armate tedesche e russe vennero informati che questa contrada era patria di molti giacobini. Ma ebbero pietà del misero stato in cui si trovavano i suoi sparuti abitanti e la risparmiarono. Tra le armate straniere si distinguevano i Cosacchi che erano quasi senza uniforme, avevano abiti lunghi, rasi i capelli, lunga la barba ed erano armati di schioppo,

spada e pistola, ma la loro arma prediletta era una lunga picca sulla cima ferrata a punta aguzza. Montavano piccoli cavalli agilissimi per i quali non vi era viottolo impraticabile. La memoria di questi selvaggi soldati chiamati "barbette" restò lungamente tra la nostra gente come una maledizione. Essi rapinarono, spogliarono, seminarono paura dappertutto.

Sabato 27 aprile, passata la bufera, veniva pulita la nuova Parrocchiale e ornati gli altari, si riportò con grande solennità e devozione il SS.

Sacramento nel suo Tabernacolo, dopo una breve processione intorno alla Piazza Grande, ed il giorno successivo 28, per gli scampati pericoli della guerra e per la liberazione dai Francesi (almeno così si pensava in quei giorni, non conoscendo ancora quello che avrebbero fatto i nuovi occupanti), si festeggiò con grande solennità il SS. Crocifisso sempre venerato dai Palazzolesi.

Il 29 aprile erano passati 1.200 francesi con 60 ufficiali fatti prigionieri in quei giorni.

Ai primi di maggio si resero libere anche le altre chiese che presentavano uno spettacolo desolante. La Chiesa Vecchia pareva una spelonca di ladri avendo le truppe bruciato quasi tutto. Anche gli abitanti ritornavano lentamente a casa, trovandole devastate e vuote. Quanti pianti! Nelle case degli assenti il saccheggio ed il danno erano stati più terribili!

Dal libro dei Decreti e Proclami della Municipalità sotto il Governo Austriaco,

esistente presso l'Archivio Comunale apprendiamo che il 26 aprile il Consiglio Municipale aveva eletto a sindaci reggenti i concittadini Carlo Brescianino, Antonio Mazza e Carlo Urgnani. La vita pubblica riprendeva nuovamente non più secondo gli ordinamenti della Cisalpina, ma secondo quelli del nuovo Governo. Il 5 maggio date le attuali circostanze di passaggio di truppe per cui non possono i soliti impiegati dar evasione alli tanti articoli emergenti portati dal passaggio stesso, col permesso della Congregazione Delegata di BS. e del Consiglio Comunale convocato il 26 aprile per la elezione dei Sindaci, vengono nominati: il sig. Girolamo Muzio e Antonio Piccoli per magazzinieri Antonio Paganini, raggionato; Giacomo Pomella per li alloggi, Cristoforo Rossetti assistente a tutte le occorrenze della Comunità, Girolamo Giori e Giulio Svanetti, consoli ai quali sarà data quella indennizzazione che sarà creduta al temine della loro opera". Lo

stesso giorno con altro provvedimento veniva nominato Giovanni Muzio per provvisore alle vettovaglie.

Nel ricostruire l'arcata del ponte sull'Oglio, il 5 maggio stesso annegarono per la caduta di una impalcatura Giovanni M. Redoglio e Angelo Gorini, un muratore e due manovali.

Con un altro decreto la Municipalità imponeva a chi avesse roba, generi ed animali comperati da militari, ritrovati smarriti ed in qualunque modo reperiti, carte ecc. di consegnarli in mano al Parroco, entro due giorni,

La scarsità dei generi alimentari era grave per cui il 17 maggio constatato che alcuni osti e ristori stanno sprovvisti dei generi più necessari al mantenimento delle truppe e degli abitanti di questa terra, e tengono chiuse le loro botteghe ed osterie, la Municipalità intima loro di essere provveduti ogni giorno di pane, vino e tener aperte le botteghe sotto pena di L. 100 ogniqualvolta saranno' ritrovati in frode".

Coloro che non possono avere il necessario si danno alle ruberie nelle campagne costringendo ancora ad intervenire l'autorità comunale che il 10 maggio constatato che "é intollerabile, sotto le provvide leggi del vigilante governo austriaco, la licenza di vari individui di questa terra, che si fanno lecito di danneggiare la campagna ed asportare i prodotti d'essa, senza riserva, pudore, ed a grave pregiudizio dei proprietari ed

agricoltori che hanno già molto sofferto nelle attuali circostanze," intima pene a coloro che verranno sorpresi a rubare e devastare.

Probabilmente molti abitanti si davano all’allevamento dei bachi senza essere provvisti di foglia del gelso rubandola qua e là per cui "si obbliga ogni persona che voglia allevare bachi di notificarsi e di rendere noto di quale foglia di moroni provvedesse per gli alimenti degli stessi".

ALTRI AVVENIMENTI DEL 1799

Il 28 maggio Girolamo Muzio e Antonio Piccioli rinunciavano all'incarico di magazzinieri e tale mansione veniva affidata al cittadino Giacomo Pomella che aveva già quella di provvedere agli alloggi. Egli l'accettava per un compenso mensile di lire settantasette e mezzo.

Nello stesso giorno il R. Delegato Antonio Brognoli ordinava il ripristino del pedaggio per il transito sul Ponte dell'Oglio che era stato abolito durante l'occupazione francese.

L'AUSTRIA SI FA PROTETTRICE DELLA RELIGIONE CATTOLICA

La riconquista da parte austriaca delle nostre terre non aveva ancora apportato vantaggi sensibili alle popolazioni per molti motivi, il primo la persistente crisi economica. Gli occupanti pensarono bene di sfruttare a loro vantaggio i sentimenti religiosi dei Palazzolesi che durante il breve periodo d'occupazione francese erano stati soffocati dalle disposizioni contro il culto e contro le istituzioni caritative della Chiesa. Naturalmente questo atteggiamento appariva chiaramente dettato da ragioni

politiche più che da buone disposizioni verso la religione, e finì per infastidire i cattolici e far apparire sempre più falsi i decreti del Governo Austriaco.

Il 9 aprile compariva questo proclama:

" Il nostro Augusto Sovrano, il quale oltre i vantaggi ci ha apportato c’é quello di far rifiorire la Religione cattolica tanto bramato dall'Italia. Fortunato questo Paese d'essere

accondiscendente alle fervorose brame e ben di dovere sentiamo di prestarci al culto di Dio ed

all'osservanza della cattolica Religione, e proclamarne tutti i possibili mezzi. Al contrario

alcuni osti in tempo della Messa Cantata, della dottrina cristiana, vespri ed esposizione del SS. Sacramento, tengono aperte le loro osterie dando ricovero ai viziosi ed oziosi nel tempo dei sopra esposti divini uffici.

D'ora in avanti però si commette a tutti gli osti del paese che, spirato l'ultimo suono della campana della Messa Cantata e quello della dottrina cristiana, debbano espellere dalle loro osterie, tutti quelli del Paese e terre vicine, salvo li viaggiatori, altrimenti ritrovati nel tempo delle suddette funzioni ciascuno sarà soggetto alla pena di L. 10 e li osti nelle osterie dei quali fossero ricoverati alla pena di L. 20. L'essere applicate per cotesto Ospitale.

Al qual fine veglierà il provvisore di questa Comunità per lo piena esecuzione della precedente ed in caso che li albergati come sopra facessero resistenza agli osti i quali li escludessero saranno soggetti a doppia pena".

La terra di Palazzolo chiede al1'Imperatore d'Austria un PODESTA'

Il 18 giugno Carlo Brescianino (Provvisore della comunità di Palazzolo) rivolge all'Imperatore d'Austria una petizione per ottenere un Podestà.

"La terra di Palazzolo colla sua quadra fu sempre provveduta d'un Nobile Podestà, il quale esercita lo Giudicatura a tenore di quanto in addietro fu concesso alla terra medesima.

All'epoca fatale del 1797 fu levato il Nob. Podestà, e sostituito con Giudice di Pace come sul piano di quei tempi. Dopo il fortunato ingresso delle truppe Austro-Russe rimasero lo terra e lo

quadra senz'alcuna Giudicatura e trovasi la terra, e quadra stessa di dover con grande incomodo sostenere le cause civili nella distante città. In altre terre come in Chiari é stato rimesso il Nob. Podestà. Supplica Palazzolo la SS.VV. Nobilissima d'essere rimesso alla Giudicatura come alla passata consuetudine ed epoca del 1797 che tanto spera dalla benignità vostra".

Dopo poco meno di un mese, il lO luglio, la Segreteria Generale di Brescia rispondeva così:

"La Congregazione Delegata ha aderito alle premure della spett. Comunità di Palazzolo, eleggendo il Nob. Paolo Savalli a suo Podestà Interinale. Nel compiacersi a trasmettere questo annunzio trova una soddisfazione maggiore nell'aver scelto un individuo, le virtù del quale l'assicurano della completa felicità di tutta codesta popolazione.

Coglie l'incontro per augurarle le più compiute felicità".

Dopo tre giorni giungeva in paese il nuovo Podestà interinale accompagnato dalla lettera di presentazione: "La Congregazione delegata, attesa la elezione, lì lO corrente, seguita dal Nob.

Paolo Savalli in Podestà Interinale di Palazzolo, Egli colla presente viene autorizzato,

ed accreditato a risiedervi colle facoltà, modi, forme e disciplina che erano vaglianti all'epoca del 1796. Quindi si eccita la Spett. Comunità a volerlo per tale riconoscere e prestarle quella obbedienza ed assistenza che era di pratica all'epoca suddetta 1796.

Nell'aver la Congregazione delegata aderito alle premure manifestate dalla spettabile comunità, si compiace d'aver scelto un soggetto le cui rare qualità non ponno che renderlo grato, ed utile a tutta la popolazione a cui é destinato presiedere ed in uesta aspettativa le augura le più compiute felicità".

Dalla Segreteria Generale

Antonio Brognoli

13 luglio 1799

La voce di Palazzolo,29 settembre 1962

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